società

Intolleranze alimentari: scienza o business?

 

 

L'argomento "intolleranze alimentari" (definizione medica sostanzialmente imprecisa) è da tempo oggetto di discussione, ma spesso mass media e alcuni professionisti generano confusione nella maggior parte della popolazione. Prima di tutto è necessario capire cosa sono le


intolleranze alimentari e com'è possibile inquadrarle all'interno del più vasto gruppo delle reazioni ai cibi.

In esso distinguiamo tre fondamentali categorie:
a) le allergie propriamente dette: il termine "allergia" è infatti oggi utilizzato concordemente per indicare ipersensibilità mediata da anticorpi della classe IgE. La reazione è rapida e si verifica entro pochi minuti dall'esposizione all'allergene.
b) le reazioni immunologiche di altra natura, cioè non mediate dagli anticorpi IgE. Questa e la precedente categoria costituiscono l'insieme delle cosiddette ipersensibilità.
c) categoria che non rientra formalmente nell'ambito immunologico, essendo rappresentato dalle reazioni avverse non determinate da meccanismi di attivazione del sistema immunitario, ma piuttosto da alterazioni enzimatico-metaboliche.

L'intolleranza alimentare si riferisce dunque alle reazioni avverse agli alimenti che si manifestano da qualche ora a qualche giorno dopo la loro assunzione e che, a differenza delle allergie alimentari, non sono legate alla produzione di anticorpi IgE. Il crollo dell'attività enzimatico-metabolica altera i processi di trasformazione, assorbimento e fermentazione dei cibi digeriti. A parte le carenze enzimatiche congenite, come ad esempio quelle correlate ad intolleranze a lattosio o al glutine, negli altri casi sono le cattive abitudini alimentari e l'assunzione di farmaci che comportano l'alterazione dell'attività enzimatica gastrointestinale e l'insorgenza della sintomatologia correlata (nausea, meteorismo, reflusso gastroesofageo, stipsi, colon irritabile, diarrea, alvo alterno, ecc.) anche in soggetti non particolarmente predisposti.

Solo poche intolleranze alimentari sono riconosciute con test validati in campo medico e quindi classificate dall'Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica in:
• intolleranza al lattosio: un quadro di ridotta capacità di digestione del lattosio (zucchero contenuto nel latte), ad opera dell'enzima lattasi;
• intolleranza al glutine: disfunzione intestinale che si manifesta quando il corpo non tollera il glutine (insieme di proteine presenti nel grano, nella segale, nell'orzo, nell'avena, nel kamut e in altri alimenti);
• intolleranze farmacologiche ad alimenti ricchi in istamina, tiramina, feniletilamina;
• intolleranza agli additivi alimentari, come ad esempio a conservanti e coloranti.
Tutte le altre intolleranze riscontrate con test non validati scientificamente (Vega test, Citotest, test DRIA, test del capello, test iridologico e tanti altri test dai dati dubbi e discordanti) rappresentano solo una "moda speculativa".

Attenzione quindi ai test non validati, poiché potrebbero causare carenze nutrizionali rilevanti (visto che a volte vengono esclusi molti alimenti in modo assolutamente errato) e/o indurre, soprattutto nei giovani, disturbi del comportamento alimentare, oltre che ritardare una possibile diagnosi da parte di uno specialista se quel che si scambia per intolleranza è una manifestazione secondaria di una patologia primaria.

(*) Dottore Specialista in Scienze dell'Alimentazione e della Nutrizione Umana - Nutrizionista (cagnazzofrancesco@libero.it, - Pagina Facebook)



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I commenti dei nostri lettori

Dott.ssa Manuela Germani

12 anni fa

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