cronaca
La storia di Denis Hasan, angelo dimenticato
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La storia di Denis Hasan, angelo dimenticato
Il giovane albanese che un anno fa ha salvato la vita ad una spoletina
Quando l'ha vista accasciarsi a terra, lungo via Cacciatori delle Alpi, non ci ha pensato un solo istante. Ha percorso i pochi metri che lo separavano dalla signora priva di sensi, e le ha prestato i primi soccorsi come avrebbe fatto un professionista. Salvandola. L'angelo di cui si parla è un ragazzo come
tanti, muratore, 33 anni, una compagna e un bimbo di due anni e mezzo. Segni particolari: albanese. Denis Hasan, un passato da pugile più volte convocato in nazionale, compresa una chiamata per le Olimpiadi 2008 nella categoria 64 chilogrammi, mancino d'acciaio ma cuore d'oro, nella sua terra d'origine ha studiato le pratiche di primo soccorso prima di trasferirsi in Italia, una vita fa. Ma evidentemente ha studiato bene, perché quando se ne è presentata la necessità ha saputo mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti, al punto che se oggi M. G., 50enne spoletina, è ancora viva, lo si deve essenzialmente a lui.
"Ero da poco uscita da una polmonite, imbottita di antibiotici e ancora debole fisicamente", racconta la donna. "Quel giorno faceva particolarmente caldo, c'era grande umidità. Ero appena uscita dalla parrucchiera quando ho avuto una sincope". La donna cade a terra, accanto ad una delle querce che costeggiano la via. In pochi secondi si raduna un piccolo drappello di persone intorno a lei, ma nessuno sa bene cosa fare. Intanto la lingua finisce nella trachea. La malcapitata non respira più.
Denis sta tornando alla sua macchina, è andato a comprare il latte per suo figlio. Vede la scena da qualche metro di distanza, poi si rende conto che nessuno sta intervenendo per soccorrere realmente la donna. Si precipita. Si fa largo. Pone la donna in posizione antishock, sul fianco, le apre la bocca e infila due dita, mentre la donna - nell'incoscienza - serra la mandibola e morde. Pazienza. Trova la lingua in fondo alla gola, la prende con le due dita ma non è semplice, non lo è affatto. La saliva la rende quasi impossibile da trattenere. Perde la presa una, due, tre volte. La donna non respira, cambia colore. "Se ne sta andando", grida Denis, mentre sollecita che qualcuno chiami un'ambulanza. L'ambulanza è in arrivo, ma giungerà tardi se l'apnea persiste. Un quarto tentativo, adesso la tiene, ma bisogna tirarla via di lì. Denis ci riesce solo per un attimo prima di perdere di nuovo la presa, ma quella frazione di secondo è sufficiente per aprire la via all'ossigeno. Un sospiro dal profondo dell'anima, innaturale, poi di nuovo apnea. Denis l'afferra di nuovo, tira e stavolta la trattiene più a lungo, non si sa bene come ci riesca ma quel che conta è che ci riesce. E il diaframma della donna torna a muoversi, si gonfia, inspira litri e litri d'aria, espira, torna a gonfiarsi. E' viva di nuovo. Denis le sussurra parole dolci di coraggio, la tiene calma, a terra. L'ambulanza arriva, i paramedici scendono e si complimentano con il giovane. Lui neanche li sente più, sale in macchina, guida per cento metri fino a via delle Lettere. Poi accosta, spegne il motore. E scoppia in lacrime.
Questa la storia di un piccolo-grande eroe, un angelo custode venuto dall'Est che con prontezza di spirito ha agito come gli è stato insegnato da ragazzino. E' la storia di un giovane uomo che ha agito da uomo, sostenuto dall'adrenalina e dalla volontà di evitare una fine tanto banale quanto ormai imminente. Una storia accaduta oltre un anno fa, era luglio 2015, ma passata sotto silenzio proprio per l'immensa umiltà del ragazzo, che non ne ha parlato con nessuno e che quel giorno era uscito di scena senza neanche presentarsi.
Chi lo conosce sa quanto Denis Hasan sia timido, schivo, quanto poco ami le luci dei riflettori. Persino sul ring, dove è salito oltre cento volte in vita sua, mal sopportava i cerimoniali e badava al sodo. Come se avesse fretta di scendere. Spoletonline, che su Hasan pugile ha scritto varie volte, lo ha incontrato a distanza di tredici mesi dall'accaduto, trovando come sempre un ragazzo solare, tendente a minimizzare i propri meriti ma che poi, nel ricordo di quel giorno, non ha saputo trattenere un fremito nella voce e l'inumidirsi degli occhi.
Denis Hasan è la migliore delle lezioni per tanti benpensanti occidentali, che nutrono innumerevoli pregiudizi nei confronti dei cosiddetti "extracomunitari", come se con una sola parola si potessero catalogare 6 miliardi e 500 milioni di persone, vale a dire tutti gli esseri umani che non fanno parte della Comunità Europea. Il più grande pregio di Denis è senza dubbio quello di non essere unico. Per accorgersene è sufficiente guardare gli altri pensando che prima di tutto sono persone, e non italiani, albanesi, rumeni, europei o americani.
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I commenti dei nostri lettori
nadia
9 anni fa
prima cosa.. grande stima per questo ragazzo... ma parliamo ancora di razzismo basato sul colore del passaporto?.... non abbiamo capito nulla allora... esistono persone oneste e disoneste, colte e meno colte..generose e meno....ma questo non dipende dalla,provenienza...altrimenti come si spiega la criminalita organizzata made in Italy.. E poi non parliamo del attuale femminicidio...tutti stranieri?????
leo
9 anni fa
@ Roberta dire razzista a Ubaldi mi sembra molto fuori luogo... poi se è albanese è albanese, io sono italiano e quando me lo dicono non mi sento discriminato... non è che forze la parola RAZZISMO la stiamo usando un po troppo? dire la nazionalitá non significa discriminare
Andrea Calvani
9 anni fa
Lasciando da parte le polemiche un grande plauso al giovane ragazzo, ma non è certo questo il protocollo in un intervento di primo soccorso
Roberta Privitera
9 anni fa
Si, ma intanto, caro signor Ubaldi, lei ha sottolineato nel titolo e all'interno dell'articolo la nazionalitá del 'salvatore'...non è anche questa una forma di 'razzismo'?
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