le interviste di Sol

Luca Filipponi e la 'supercazzola' sul nome dello Spoleto Art Festival

 

Bilancio positivo per la manifestazione, che a partire dal 2019 sarà dedicata a Menotti

 

Lo Spoleto Art Festival ha appena concluso la sua decima edizione, che ha portato in città mostre, eventi culturali, convegni, concerti, professori, critici d'arte: in una parola, sperimentazione. Non sono mancate, fra l'entusiasmo generale, alcune note stonate, in linea con la tradizione spoletina che pare


non riuscire a vivere senza ombre a intervallare le luci. Spoletonline ha incontrato Luca Filipponi, presidente della manifestazione, per conoscere dalla sua voce i pro e i contro dell'edizione 2018.

Professore, com'è il bilancio 2018 dello Spoleto Art Festival? "Direi molto buono, più che soddisfacente. Abbiamo portato in città 150 eventi, 30 concerti gratuiti, un premio letterario; abbiamo occupato 84 siti espositivi, abbiamo riempito Spoleto per due interi weekend proponendo qualità, con le nostre risorse limitate ma con la passione di sempre ad animarci".

La parola d'ordine dell'Art Festival è da sempre "Sperimentazione". "Amiamo il concetto di 'art in the city', secondo il quale anche i vicoli di un borgo diventano luoghi idonei al 'fare arte'. Mescolare conoscenze, competenze, specializzazioni, performance, eventi allo scopo di unire gli attori del panorama culturale contemporaneo è la nostra missione. La creatività artistica che vogliamo offrire ai visitatori è una creatività tangibile, reale, che si può toccare con mano".

L'idea, tutta vostra, non ha precedenti. "In fondo è un'idea semplice, ma nessuno ci aveva ancora pensato: mettere insieme critici, professori, artisti, fondazioni: tutte le figure dell'arte in un idea di incontro prolungato dal quale scaturiscano nuove idee. Si dice sia difficile trovare nuove strade, ma anche propiziare l'incontro tra correnti e stili già sperimentati è, in sé, sperimentazione. Comunicare diversamente rispetto ai sistemi tradizionali è, anch'essa, sperimentazione".

Qualche ombra, tuttavia, non è mancata... "Inutile negarlo. Abbiamo ricevuto una pioggia di complimenti dagli appassionati e dagli addetti ai lavori, ma non sono mancati gli imprevisti. Come quando l'amministrazione comunale, senza addurre motivazioni plausibili, ha fatto dietrofront e con una controdelibera ci ha tolto la Sala 17 Settembre e l'ex Museo civico a poche ore dall'inizio della manifestazione. Premetto che lo avevamo prenotato per tempo, avevamo già stanziato i fondi per pagarne l'occupazione e che eravamo in fase di allestimento, ovviamente dopo aver ottenuto una prima delibera autorizzativa. Non ho idea del perché ciò sia accaduto: certo è che siamo riusciti a ovviare a questo improvviso cambio di programma dal punto di vista logistico, ma il danno per le casse pubbliche è rimasto, oltre all'amarezza di non aver potuto utilizzare una delle location più suggestive e duttili che la città possieda, e che da anni ospitava i nostri eventi senza alcun problema di sorta. A questo proposito, tuttavia, voglio dire che per l'edizione 2019 abbiamo già prenotato oltre il70% degli spazi espositivi che ci occorreranno, sperando in tal modo di evitare di incorrere in nuovi imprevisti".

Portarsi avanti con l'organizzazione è sempre un bene.. "Senza dubbio, e consente anche di operare una migliore selezione sugli espositori e, soprattutto, su chi li rappresenta. Purtroppo questo ambiente non è composto di soli gentiluomini, e tra le ombre di questa edizione figura anche qualche procuratore di artisti  con ben pochi scrupoli, che ha pensato di poter sfruttare Spoleto e la nostra manifestazione per il proprio tornaconto. E poi...".

Dica pure, professore. "...E poi c'è la storia del nome, che ogni tanto torna in auge come un grande classico della supercazzola!".

Prego?! "Eh beh, anche la pazienza ha un limite. Anni fa il Festival dei Due Mondi ci intimò di cambiare il nome poiché associavamo Spoleto al termine Festival. La questione fu risolta tra avvocati, con quelli del Festival che desistettero dato che il festival di Giorgio Ferrara non può accampare diritti su ciò che non possiede. La questione riguarda la nostra organizzazione e la famiglia Menotti, con la quale i rapporti sono ottimi. Chiarito questo, otto anni fa, adesso il Comune si è ripresentato alla carica chiedendoci di cambiare nome per non ingenerare non so cosa. E allora come la devo chiamare, questa continua ingerenza priva di fondamento giuridico, se non un grande classico della supercazzola?!"

In conclusione: il nome lo cambiate dall'anno prossimo, vero? "Sì, ma non certo perché ce lo ha chiesto il Festival o il Comune. Dal prossimo anno la nostra rassegna si chiamerà Menotti Art Festival, in onore del Maestro fondatore del Festival dei Due Mondi, scomparso nel 2007. L'operazione, ovviamente, si svolge in perfetto accordo e sintonia con gli avvocati americani che curano il nome e gli interessi della famiglia Menotti. l'idea di Menotti - di cui sto curando personalmente una biografia - era quella di fare di Spoleto la cittadella dell'arte. Con molta umiltà, vogliamo riprendere questa idea e curarla per quanto ci sarà possibile, riprendendo per esempio i rapporti con New York, città molto legata a Spoleto soprattutto durante le prime edizioni del Festival".



I commenti dei nostri lettori

OPEN YOUR EYES

6 anni fa

Bravo Luca, bella mossa di Marketing in barba a 'sti vecchi intronati che appena possono reprimono invece di stimolare eventi. Vedrai che appena qualcuno si accorge di che giri strani fanno i soldi del festival... glieli tolgono, e il tuo Festival rimarrá l'unico a Spoleto.

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