le interviste di Sol

Edoardo Riganti Fulginei, il pianista geniale che odia Mozart e ascolta l'heavy metal

 
 

A tu per tu con il giovane talento spoletino, che domenica 6 gennaio sarà il protagonista del concerto dell'Epifania

 

Un signorino tutto d'un pezzo, dai modi garbatissimi, laconico quanto basta ma anche dotato di un'ironia matura da sfoderare a sorpresa, un modo di essere che non ti aspetti da un ragazzino di 14 anni. Edoardo Riganti Fulginei è un giovanissimo animale da palcoscenico: talento innato, cristallino,


genialità che si esprime in ogni più piccolo gesto compiuto di fronte al pianoforte. Spoletonline ha voluto incontrarlo per conoscere un po' meglio questo talento spoletino, invitato dal Comune di Spoleto a suonare domenica 6 gennaio 2019 al Teatro Caio Melisso per il concerto dell'Epifania. Abbiamo così scoperto un ragazzo con le idee chiare, dotato della serietà del professionista ma anche, e menomale, della sana voglia di giocare tipica della sua età.

Di recente ha dato e superato l'esame di ammissione all'accademia di Imola, una delle più prestigiose a livello internazionale. Proprio a Imola studia con il maestro Riccardo Risaliti, due volte al mese. A Perugia, nel frattempo, dalle quattro alle sei volte a settimana riceve le cure del maestro Michele Rossetti.

Edoardo, ma dove lo trovi il tempo per la scuola? "Con la studia in effetti ci si arrangia... Studio cercando di ottimizzare il tempo a disposizione, con molto impegno. E' importante tenere un profitto scolastico soddisfacente, anche se il pianoforte assorbe gran parte della giornata".

Parlaci dei tuoi due maestri: Michele Rossetti e Riccardo Risaliti. "Rossetti è un vero tipetto... ha i suoi modi per insegnare e per giudicare i propri allievi. Di base posso dire che è un sadico (sorride)... Ma, a parte gli scherzi, è una figura molto paterna, un punto di riferimento da superare".

Da superare? "Certamente. Quale altro obiettivo dovrebbe porsi un allievo, se non quello di superare il proprio maestro?".

E di Risaliti cosa dici? "E' stato una sorta di rivoluzione. Con lui sono cambiate molte cose, la maggior parte delle quali in meglio. Possiede una cultura fuori dal comune, che lo spinge a fare dei regali legati alla cultura, regali che si rivelano poi di estrema utilità. Volendo riassumere si può dire che il rapporto con Rossetti è più inquadrabile in quello allievo-maestro, mentre Risaliti è più accostabile a un tutore ellenico, una figura protettiva".

I tuoi tre classici preferiti. "Eh, i classici... Sono i colossi, i maestri più grandi. Senza dubbio in cima metto Beethoven, che amo ancor di più nella sua prima fase, quella più prettamente classica. Non ho ancora studiato l'ultimo Beethoven e le sue composizioni più toste, come la Sonata 106: sono quasi 50 minuti, credo sia davvero la più dura, da tenere prima con le mani e poi con la testa. O viceversa. Subito dietro Beethoven c'è Bach, che per me rimane il maestro più grande per tutti gli strumenti, poiché tutto nasce grazie a lui. Infine dico Schubert, col suo suono innovativo, geniale, che può essere usato e usato all'infinito. Sì, decisamente al terzo posto metto Schubert... Anche perché ho deciso di odiare Mozart!"

Come?! "Mozart è la base per molti pianisti, per quasi tutti. Io non l'ho seguito. Più che con i classici, infatti, ho cominciato con i romantici e gli impressionisti, anche se - come ho detto - preferisco il primo Beethoven, quello più classico, rispetto all'ultimo. Riguardo Mozart, tornando seri, cosa si può dire? Ovviamente è il vero genio, non gli si può certo dire nulla. aveva questa facilità, beato lui. Eppure ne sono attratto solo fino a un certo punto, per esempio mi attraggono molto di più le sinfonie di Mozart che non dalle sue sonate per piano".

Forse Mozart risulta tropo "pulito" per un adolescente del 2018? "Mettiamola così: per suonare Mozart occorre essere impostati in un certo modo, mentre io preferisco cose più... cattive".

E invece, avvicinandoci ai giorni nostri, che mi dici di un "certo" Gian Carlo Menotti? "L'ho ascoltato tante volte, e ancora più volte ho sognato di suonare in piazza Duomo... Menotti è stato il genio che ha creato qualcosa di colossale. La sua idea avrebbe potuto rivoluzionare Spoleto. Mi mancherà sempre il non aver vissuto il Festival dei Due Mondi nella sua epoca d'oro ma, del resto, ho solo quattordici anni...".

Sì, sei davvero giovanissimo, eppure hai già suonato molte volte in pubblico. C'è una ritualità particolare che sei solito osservare prima di ogni tuo concerto? "L'unico rito cui non rinuncio p quello dello sgabello. Devo mettermelo a posto da solo. No, davvero, nessuno stimolo supplementare è necessario quando suono. Il pubblico stesso è il primo stimolo. Sapere che qualcuno si è vestito per me, è venuto per ascoltarmi... Basta e avanza a farmi dare il massimo".

Il prossimo 6 gennaio suonerai al Caio Melisso. Sarà la tua seconda volta "in casa". "Sì, in effetti mi ero già esibito a Spoleto con Allevi (al Nuovo "Gian Carlo Menotti", in una splendida serata con Giorgio Mulè e Serena Autieri, ndr). Di quella volta ricordo con immenso piacere i complimenti di Allevi e le belle parole che ha usato per me".

Nel frattempo, da allora hai fatto tanta altra strada. Una strada ricca di concorsi e riconoscimenti. Per esempio l'Ibla, di un prestigio elevatissimo. Grazie a questa vittoria suonerai il prossimo 7 maggio al Carnegiehall di New York, se non sbaglio. "E' vero, e sarà l'apice di una tournée indimenticabile per me. Partecipare all'Ibla è stata una vera soddisfazione ma, anche, un divertimento unico. E' un concorso durissimo, si suona per una settimana intera e, ogni mattina, la commissione esaminatrice ti comunica cosa suonerai, dove e a che ora. Sono stato uno dei vincitori, il che mi onora. Come anche mi onora l'essere stato invitato, dal 24 aprile all'8 maggio prossimi, al tour Ibla Usa, che poi è il premio per aver vinto il concorso Ibla".

Te la butto così, a bruciapelo: a parte la musica classica, cosa ascolti quando hai del tempo libero? "Senza dubbio la lirica. Sono ancora indeciso se intraprendere o meno la carriera di direttore d'orchestra e, patriottico come sono, adoro Verdi. La mia opera preferita è il Rigoletto e, a proposito, dedicherò al pubblico del Caio Melisso la parafrasi del Rigoletto trascritta da List. Ma anche... ".

Ma anche? "(Sorride) Beh, ho un amico fissato col metal, e devo dire che ha il suo perché. L'heavy metal è musica scritta in quattro quarti, chi la suona spesso proviene dal conservatorio... e si sente. Invece la musica delle discoteche proprio no, quella non mi piace".



I commenti dei nostri lettori

Claudia Bergamo

6 anni fa

Bravissimo Edoardo ! Hai fatto passi da gigante in questo tuo talento e hai tutto il tempo davanti a te per arrivare ad amare anche Mozart..nel frattempo fai bene ad ascoltare anche l'Heavy Metal che giustamente come dici tu ha un suo perche'...dipende sempre da quello che " l'orecchio " coglie.. In bocca la lupo per il concerto!

Roberto Quirino

6 anni fa

Riganti Fulginei dice di "odiare" Mozart, ma secondo me è solo una boutade: da ragazzi, da giovani si è spesso intransigenti e assoluti. Verrá il momento in cui ne comprenderá la vera e propria insostituibilitá. Mozart è un po' come Kafka, entrambi vedono l'infanzia, l'adolescenza e la giovinezza allontanarsi...

Roberta Privitera

6 anni fa

Si, Mozart non si può odiare. Mozart secondo me riesce a rappresentare la vita e l'animo umano in tutte le sue sfumature. Chi odia Mozart odia la vita. Mi spiace per lui...

Enzo Marchese

6 anni fa

Troppo giovane,si covertirá,Mozart si può solo amare,mai,dico mai,odiare.Buona fortuna al giovane pianista.

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