cronaca

Galleria chiusa, via crucis dopo il mare

 

Viaggio di ritorno da incubo per una famiglia di Castel Ritaldi, fra segnaletica assente, strade interrotte senza preavviso e distributori chiusi. Sprazzi di Terzo mondo fra la Salaria e i Sibillini

 

Una disavventura surreale tra la Salaria e i Sibillini, un pezzo di terzo mondo nel cuore dell’Italia centrale. E pensare che tutto era nato con il voler trascorrere una semplice, rilassante giornata al mare. E’ quanto è accaduto a una famiglia di Castel Ritaldi, che si è ritrovata – suo malgrado – al centro di un’avventura “on the road” fra segnaletica inesistente o addirittura fuorviante, tornanti di montagna, assenza dei più elementari servizi e, soprattutto, delle istituzioni pubbliche.

“Abbiamo deciso di andare a San Benedetto del Tronto per una giornata”, racconta Monia, madre di famiglia del piccolo comune limitrofo a Spoleto. “Siamo andati a trovare mia sorella, che ha preso una casetta in affitto. Insieme a me, che guidavo, c’erano mio fratello, mio padre e mia figlia. L’altro figlio, invece, è rimasto a casa”.

Il viaggio di andata scorre liscio come l’olio. I soliti sensi unici alternati dovuti ai cantieri, ma la galleria di Forca Canapine è aperta e la famiglia arriva al mare come da programma. Qui trascorre una piacevole giornata e poi, sul presto, decide di ripartire. “Devo assumere dei medicinali anticoagulanti a seguito di un problema di salute che ho avuto a maggio scorso”, spiega ancora Monia. “Devo prendere la mia terapia alle 22 ogni sera, ma non avevo portato con me le medicine perché sapevo che saremmo tornati in tempo. Così verso le 19.30 abbiamo mangiato qualcosa e poi, intorno alle 20, siamo ripartiti con ampio margine di anticipo”.

La via del ritorno sembra scorrere tranquilla come all’andata; Monia imbocca l’uscita della Salaria che conduce alla galleria di Forca Canapine, ma ecco il primo segno che qualcosa non va. “Subito dopo essere uscita dalla Salaria – racconta – ho notato un cartello giallo che indicava di svoltare a destra per Cascia e Norcia, indirizzando la viabilità lungo una stradina di montagna. Più che un segnale stradale, sembrava un’insegna messa lì… Mio padre, che è della Valnerina e conosce le strade molto meglio di me, mi ha detto di proseguire dritto perché sicuramente avevo visto male. Peccato che, arrivati in vista della galleria, abbiamo trovato la strada sbarrata”.

Ebbene sì, la galleria è chiusa, come anche la vecchia strada di Forche, che dal 2016 non è ancora stata riaperta al transito veicolare. A quel punto Monia chiama la Provincia di Perugia per chiedere lumi sul da farsi. “Mi ha risposto una signora davvero molto cortese – racconta ancora la protagonista – dicendomi che non aveva idea del perché la strada fosse chiusa né di dove indirizzarci per un percorso alternativo. Le abbiamo lasciato il mio numero, come da sua richiesta, con l’impegno che si sarebbe informata per poi ricontattarci. Nel frattempo ho deciso di tornare indietro fino al cartello che avevo notato poco prima”. Quello della stradina di montagna, appunto.

Dopo qualche difficoltà nel ritrovare il bivio in questione, Monia prende atto di aver visto giusto: il segnale giallo indica Norcia e Cascia, senza specificare altro: né che il traforo è chiuso, né i chilometri che mancano per le due cittadine. E’ la strada che porta alla chiesa della Madonna del Sole di Arquata del Tronto, conosciuta anche come Madonna ottagonale per via della caratteristica pianta del tempietto, a otto lati. “Abbiamo preso quella stradina, mezzora di tornanti… Poi, quando siamo arrivati lassù, abbiamo trovato tutto chiuso e recintato, con le inferriate da cantiere”.

A quel punto il gruppo si sente, comprensibilmente, smarrito. Il padre di Monia richiama la Provincia, visto che nessuno da Perugia li ha ancora cercati. Il personale chiede dove si trovi ora il gruppo, ma non conosce la Madonna del Sole visto che, essendo Arquata del Tronto, si trova nelle Marche. La Provincia non riesce a ritrovare la posizione, lungo la via non ci sono pietre miliari che possano indicare di quale chilometro si tratti, né il nome della strada.

“Alla fine mi sono fatta dare il telefono da papà e ho cominciato a chiedere una strada per tornare a Spoleto. Ho detto dei miei problemi di salute specificando che un disservizio del genere era da denuncia. A quel punto ci ha messo in attesa e ci ha passato le forze dell’ordine operanti sul territorio, finché non siamo stati invitati a tornare indietro, raggiungere Trisungo e da lì prendere per Forca di Presta. Un calvario”.

Piccolo particolare: mentre Monia è al telefono con le forze dell’ordine, una ragazza di 23 anni raggiunge la Madonna del Sole con la propria auto. Si tratta di una giovane folignate che fa la spola con San Benedetto del Tronto tutti i giorni. “Ci ha detto che era la prima volta che le succedeva una cosa simile”, racconta ancora Monia, “aveva sempre trovato aperto il traforo. Tra l’altro temeva di restare a secco, così le abbiamo detto di precederci fino a Trisungo e, in caso le si fosse fermata la macchina, l’avremmo presa a brodo con noi”.

Giunti a Trisungo, dove c’è un distributore di benzina, il gruppo scopre che è chiuso e che il self-service non funziona. Le due auto proseguono fino a Forca di Presta, poi attraversano il Pian Grande, poi scendono a Norcia dove la giovane può finalmente rifornire. Da lì in poi non accadono più imprevisti, ma per circa un’ora e mezza dei cittadini umbri sono rimasti privi di indicazioni, sia stradali sia umane, e privi di servizi in un territorio difficile dal punto di vista delle infrastrutture, senza che ci fosse un reale coordinamento fra enti.

Sicuramente Anas dirà che spetta ai Comuni di Arquata e di Norcia il compito di segnalare le chiusure del traforo; sicuramente i Comuni diranno che è in capo alla ditta appaltatrice dei lavori il compito di segnalare la chiusura dell’infrastruttura; sta di fatto che la Provincia di Perugia non era neanche al corrente del fatto che la galleria di Forche fosse chiusa al transito.

“A un certo punto ci ha persino chiamato il 118 – racconta ancora Monia – perché la Provincia aveva segnalato che a bordo della macchina c’era una persona che aveva bisogno di cure sanitarie. Cortesemente li ho tranquillizzati, sono stati molto premurosi sia loro sia la dipendente della Provincia. Ma resta il fatto che una mancanza di coordinamento come questa non dovrebbe più ripetersi. Non è possibile – conclude la spoletina – che si imbocca una strada seguendo un segnale stradale e poi si sbatte contro un cartello di chiusura al transito”.



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I commenti dei nostri lettori

luc

3 anni fa

E successo anche a me al ritorno verso Spoleto di ritrovarmi la strada sbarrata prima della galleria di Forche Canapine,senza nessuna indicazione o segnalazione della strada chiusa,sono dovuto ritornare indietro ad Acquasanta Terme fare rifornimento di gasolio per non rimanere a piedi di notte al Valico di Forca di Presta,oppure dovevo tirare dritto fino a Cittàreale.... roba da chiodi...

Carlino

3 anni fa

Un'odissea quella raccontata nell'articolo. Ma anche senza arrivare a questi estremi, e restando nella nostra amata Umbria, è esperienza comune, credo, ormai da qualche anno percorrere strade (soprattutto le principali, ma anche le secondarie) che l'Anas apre e chiude per lavori in continuazione, anche più volte negli stessi tratti, con spostamenti di carreggiata, uscite chiuse, ecc. Per tutto ci sarà un motivo, per carità, ma resta difficile da capire come non sia possibile concentrare in un'unica sessione di lavori interventi che invece vengono distribuiti a singhiozzo, ripeto più volte negli stessi identici tratti di strada, con i disagi che si possono facilmente intuire

Nicoletta

3 anni fa

Tutto questo che ha raccontato la signora è successo a me con i miei familiari e degli amici precisamente il giorno 24 aprile 2022 di ritorno da Teramo... All'andata tutto bene erano all'incirca le 16, al ritorno ci trovavamo li verso mezzanotte è stata la stessa odissea All'inizio della galleria c'erano degli operai quindi sono consapevoli del problema ma non gliene importa niente a nessuno Non abbiamo incontrato neanche un'auto fino a Norcia,desert Curve a non finire uno dei nostri amici ha avuto mal d'auto e ci siamodovuti fermare intanto era circa 1,30 Siamo arrivati a Spoleto alle 2,30 Impiegando tre ore e mezza, mentre all'andata 2 ore circa Speravo che nel frattempo le cose fossero cambiate... Bah!!

C'è chi lo chiama progresso

3 anni fa

E pensare che quella strada chiamata "Tre Valli" avrebbe dovuto facilitare il collegamento veloce tra tre regioni e due mari e togliere dall'isolamento alcuni comuni dell'entroterra. Sicuramente chi gestisce quella strada non ha ancora capito che oltre gli orsi, le volpi, i caprioli e i camosci, (che per loro fortuna non hanno bisogno di segnalazioni e di fare rifornimento di benzina), ci transitano anche dei mezzo di trasporto a due, a quattro e a più ruote. Confrontati con una simile esperienza, verrebbe proprio da dire che cento anni fa le mulattiere erano considerate più sicure in quanto era definita la destinazione.

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