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Tutti i numeri del Parco nazionale dei Sibillini

 

Si va dai circa 60/70 lupi agli oltre 300 camosci. Censite circa 50 specie di mammiferi. I nuovi progetti presentati nel corso del 'World wildlife day'

 

“Un excursus sui vari progetti scientifici che il Parco Nazionale dei Monti Sibillini sta portando avanti in tema di conservazione ambientale e biodiversità. Quale migliore occasione del World Wildlife Day?”. Il presidente del Parco, Andrea Spaterna, sintetizza così il fitto programma di interventi che si sono succeduti nello Spazio Digipass di Norcia, alla presenza di numerosi studenti delle scuole superiori e dell'Università di Camerino oltre a diverse guide del Parco. L’occasione una conferenza intitolata “Parco Nazionale dei Monti Sibillini scrigno di biodiversità”.

Ad avviare i lavori il vicesindaco di Norcia, Giuliano Boccanera, che ha ricordato l'importanza dellìintegrità del contesto ambientale per rafforzare anche quanto il territorio riesce ad offrire in termini di turismo e di produzioni tipiche, come il tartufo, ad esempio. Lupi, orsi, camosci ma anche anfibi, rettili, trota mediterranea, ed anche boschi, praterie, zone umide, unìanalisi dettagliata della situazione della fauna e della flora selvatica presenti nell'areale del Parco.

Alcuni numeri: si va dai circa 60/70 lupi agli oltre 300 camosci; sono censite circa 50 specie di mammiferi, 114 di uccelli nidificanti, 72 di interesse comunitario come, ad esempio, l'aquila reale, il coleottero osmoderma eremita e la vipera dell’Orsini, e ancora 14 specie di anfibi e 16 di rettili, oltre 2.000 le specie di flora, circa 30.000 ettari di ecosistemi boschivi.

Alcuni dati sui rischi della diminuzione di biodiversità: si stima rimangano soltanto il 2% dei popolamenti originari di trota mediterranea, ed uno dei progetti presentati è stato proprio il Life Streams che ha come obiettivo il ripopolamento di trota mediterranea in alcuni corsi d'acqua all'interno del Parco. Anche le api sono un altro prezioso indicatore e grazie al progetto Bee Safe si sta valutando la situazione dell'ape ligustica autoctona, a rischio anch'essa di ibridazione genetica. Anche la diffusione del brachipodio, un'erba infestante, attestata sui pascoli montani, è monitorata come indice di biodiversità.

“Conservare e monitorare la biodiversità” ha concluso Maria Laura Talamè, direttore del Parco, “riguarda tutti noi, è il modo per far fronte alla crisi climatica, perché l'uomo vive nell’ambiente: se si dilegua la biodiversità si dilegua la qualità della vita. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini continua ad essere uno spazio privilegiato da questo punto di vista che, in base ai dati disponibili, gode ancora di buona salute. Ma non possiamo permetterci di abbassare la guardia ed anzi dobbiamo fare in modo che le buone pratiche di coesistenza tra uomo e natura possano espandersi e trovare campo di applicazione in contesti ancora più antropizzati”.



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I commenti dei nostri lettori

Bisogna abituarsi a essere meno pigri.

2 anni fa

Le Alpi, a differenza degli appennini che ci riguardano, hanno il vantaggio di confinare con altre Nazioni molto più attente e sensibili agli aspetti naturalistici e ambientalisti. In quelle zone si è sviluppata una cultura escursionistica che nei weekend porta intere famiglie a visitarle e ad apprezzarne gli aspetti naturalistici, godendo anche dei prodotti alimentari caratteristici del luogo. Da noi, purtroppo, quel tipo di cultura non c'è. O se c'è è limitata solo a qualche appassionato. Si preferisce portare le famiglie al mare solo per fargli godere di qualche ora di sole. Sole che per altro è più godibile quello di montagna.

Sauro

2 anni fa

L’incremento della fauna selvatica, inclusi lupi, stambecchi e orsi, nonché rettili e rapaci è un fatto estremamente positivo e che già mostra una rinascita ambientale e un aumento delle ”oasi” tanto per gli animali come per l’essere umano. Come mantenerlo? Come si può migliorarlo e far conoscere, magari anche rendendolo più usufruibile? Dove prendere le risorse, solo dai soliti contributi statali ed europei? Visto il patrimonio ambientale così unico in una zona così depressa (vuoi per il terremoto, vuoi per mancanza di opportunità), perché non aumentare l’offerta turistica? I dati demografici del comune di Norcia sono devastanti: è la regione con il più alto livello spopolamento in Umbria. Qualche decennio fa, le Alpi erano anche un luogo depresso da cui la gente scappava e poi han capito che si poteva coniugare turismo e rispetto dell’ambiente. Oggi sono una delle regioni più ricche d’Italia. Conclusione: bene la preservazione dell’ambiente e dell’habitat forestale e faunistico, ma se andiamo di questo passo saranno gli umani a estinguersi da quelle zone. https://www.tuttitalia.it/umbria/19-norcia/statistiche/popolazione-andamento-demografico/ https://www.tuttitalia.it/umbria/provincia-di-perugia/statistiche/censimento-2021/

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