cronaca

Anziana invalida, l'Inps molla la presa

 

"L'indebito non sussiste", l'Istituto si autotutela rinunciando al procedimento. Vittoria del cittadino sullo Stato che vessa

 

Vittoria! A volte il cittadino può sconfiggere il sopruso legalizzato. Specialmente se non rimane a subire in silenzio ma, anzi, spalanca porte e finestre affinché gli occhi dell’opinione pubblica possano vedere cosa sta succedendo.

E’ il caso di Gianni Burli, storico maestro di pugilato, marito di una donna invalida al 100% che dallo scorso dicembre non aveva più ricevuto dall’Inps i suoi 430 euro di pensione. Motivo della sospensione? Burocrazia. Per un cavillo riguardante una mera comunicazione, l’Istituto era addirittura arrivato a parlare di pensione “indebitamente percepita”, giungendo a chiedere indietro 4 mila e 800 euro con tanto di bollettino postale allegato.

Non solo. Pur essendo a conoscenza del fatto che la casa della donna e di suo marito è al momento terremotata, e che la famiglia si trova in autonoma sistemazione, l’Inps aveva pensato bene di inviare tutte le comunicazioni del caso al vecchio indirizzo, senza preoccuparsi minimamente che ben tre raccomandate indirizzate alla donna invalida non erano state neanche ritirate dall’interessata o da un suo delegato, preferendo proseguire rigidamente chiedendo indietro i soldi.

Ma Burli non è rimasto chiuso all’angolo a prenderle. Giornali, patronato, associazionismo: tutto ciò che era possibile mobilitare è stato mobilitato. Il pezzo di Spoeltonline che ne parla, senza usare mezze misure, è disponibile a questo link, mentre Cittadinanzattiva – verificato che di casi come questo ce ne sono diversi in Italia – ha proposto una class-action per chiedere conto all’Istituto del suo operato a danno dei più deboli.

Nel frattempo il patronato interpellato da Gianni Burli aveva proposto ricorso amministrativo avverso il provvedimento dell’Inps. Un ricorso che non sarà mai discusso visto che l’Istituto ha mostrato, come dire, una certa “sensibilità” riguardo l’argomento in questione, arrivando persino ad effettuare – finalmente – delle verifiche per proprio conto, senza bisogno di commissioni né di tribunale… Ebbene, la solerzia ritrovata dei pubblici dirigenti italiani ha reso possibile appurare che “l' indebito non sussiste”. Ed è lo stesso Inps a comunicarlo, aggiungendo di avere annullato il provvedimento con azione di autotutela, il che tradotto significa per non prendercele in tribunale.

Bene. Ora la pensione di invalidità della signora Burli è salva e, si spera, a breve le verranno restituiti tutti gli arretrati non corrisposti. Ma se non ci fosse stato suo marito? Cosa sarebbe accaduto se l’invalido vittima di questo, per così dire, “errore” fosse stato solo e magari anche non istruito? Vale ancora una volta la pena sottolineare il fatto che in molti paesi in via di sviluppo la tutela dei più deboli è molto meglio organizzata che in Italia.

Vittoria del cittadino, dunque, sì: vittoria di chi parla e grida il proprio diritto calpestato. Ma in un siffatto sistema, che tra l’altro prevede appena 430 euro mensili per chi è invalido al 100%, c’è comunque ben poco da esultare.



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