cronaca

Italmatch, primo avviso di garanzia

 

A seguito dell'esplosione del 18 giugno scorso aperto un fascicolo sul direttore di stabilimento Fraschini. Intanto l'aria torna salubre in via caduti di Nassiria grazie ai sigilli al reparto Fosforo rosso. Perché il sindaco gioca con la fortuna?

 

Si continua a respirare in via Caduti di Nassiria, da quando il reparto del Fosforo rosso della Italmatch Chemicals è sotto sequestro a seguito dell’incendio del 18 giugno scorso, che ha rischiato di provocare danni irreparabili per il territorio e la sua comunità. A seguito dell’evento le emissioni di fosfina hanno interessato la zona delle piscine, della stazione, delle scuole – fortunatamente terminate da pochi giorni – dello stadio d’atletica e quartieri limitrofi, ponendo in serio pericolo l’incolumità della popolazione.

Da due mesi a questa parte, ad ogni modo, le forze dell’ordine hanno posto i sigilli al reparto e gli effetti benefici non sono tardati a farsi sentire, con la scomparsa dei caratteristici afrori di caprolattame e fosfina grazie alla chiusura, appunto, del reparto in questione.

Silenzio assoluto, per il momento, da parte dell’azienda, che da due mesi a questa parte non ha fornito la propria voce sui fatti, almeno non in maniera pubblica. I sigilli permangono, come pure l’avviso di garanzia nei confronti del direttore di stabilimento, ingegner Maurizio Fraschini, tra le altre cose responsabile della sicurezza e risultato assente (senza dubbio giustificato, si presume) il giorno dell’incendio.

Per la verità, chi ha avuto accesso al reparto parla di “disastro” e di “miracolo” a proposito del fatto che non ci siano state vittime tra i dipendenti. Emerge sempre pi+ in maniera incontrovertibile il fatto che, se al momento dell’incendio ci fosse stato qualcuno all’interno del reparto, sarebbe con ogni probabilità deceduto. Sotto questo aspetto, è probabile che al termine delle indagini, se non prima, l’impianto dirigenziale subisca diverse modifiche, con la sostituzione di alcune figure-chiave.

Ma al di là degli eventuali provvedimenti interni, che sono tutti legittimi e riguardano una realtà privata, resta ancora da capire la vera portata della tossicità dei fumi respirati ancora una volta dalla popolazione, e quali danni abbiano lasciato nell’organismo e nell’ambiente. La vera riflessione delle istituzioni, e della pubblica autorità, dovrebbe riguardare il senso del mantenere aperto un reparto così pericoloso e nocivo a due passi dal centro della città.

Se, infatti, Fraschini è il responsabile della sicurezza all’interno dello stabilimento, è al sindaco Andrea Sisti che spetta la responsabilità della salute pubblica sull’intero territorio del Comune di Spoleto. A lui, e a lui soltanto, competono riflessioni e decisioni che vanno ben al di là di un eventuale cambio alla guida di uno stabilimento chimico che tutto l’anno emette gas non esattamente salubri. Giocare con la fortuna e tirarne la corda non sempre si rivela una buona idea.



I commenti dei nostri lettori

Dipendente

1 mese fa

Prima di comprare casa intorno al Staffa ci potevate pensare, ammasso di celobrolesi!

Abitante Colle San Tommaso

1 mese fa

La stazione esiste dal 1866.. poco importa. Occorre trovare una soluzione. Una industria chimica comporta dei rischi e non dovrebbe trovarsi in prossimità di un centro abitato. L'incidente del 18 giugno, purtroppo, lo ha dimostrato.

luc

1 mese fa

Concordo con il Sig.Angelini.

GIANNI ANGELINI

1 mese fa

La SAFFA è nata nl 1933 tutti sapevano dello stabilimento ma hanno costruito intorno ed ora si dice addirittura tutelare la pubblica incolumità dei cittadini.

Abitante di Colle San Tommaso

1 mese fa

Quel giorno tornando a casa dal lavoro, ho trovato chiusa la strada per Colle San Tommaso, dove risiedo. Poiché in casa c'era mia figlia, preoccupatissima, dopo averle detto di chiudere tutte le finestre, ho cercato di informarmi sulla necessità di farle abbandonare la casa. Tra le 14:35 e le 14:50 circa, ho chiamato nell'ordine: il 113, il comando provinciale dei Vigili del fuoco, il 115 (numero unico soccorso corpo Nazionale Vigili del Fuoco, il distaccamento dei Vigili del fuoco di Spoleto, la Protezione Civile. Nessuno ha saputo darmi una risposta in merito all'abbandono della casa, né su chi contattare per avere tale informazione. Telefonando ai miei vicini di casa, ho saputo che, per precauzione ed in maniera del tutto discrezionale, avevano lasciato la casa. Così, ho chiesto a mia figlia di andarsene immediatamente. Ritengo che questa esperienza debba essere di ammonimento per rivedere con urgenza il piano di emergenza, che evidentemente non ha funzionato, fino a quando non verrà analizzato, in maniera inequivocabile ed imparziale, se mantenere uno stabilimento così pericoloso, vicino alle abitazioni, sia opportuno oppure no.

Silvio

1 mese fa

Abbiamo un’azienda a rischio di incidente rilevante al centro di una zona densamente popolata. Lasciando perdere cosa c’è sotto terra, chi dovrebbe tutelare la pubblica incolumità dei cittadini, o non lo capisce, o si gira dila’ fingendo di non vedere

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