cronaca
Colacem verso la dismissione dello stabilimento di Spoleto
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Colacem verso la dismissione dello stabilimento di Spoleto
La preoccupazione dei sindacati: 'Questo sito non rientra più nei loro piani e andrà verso la chiusura'. Le trattative proseguiranno nei prossimi giorni: a rischio circa 100 posti di lavoro
Riceviamo e pubblichiamo la nota dei rappresentati di Filca Cisl Umbria Emanuele Petrini, Fillea Cgil Umbria Claudio Aureli e Feneal Uil Umbria Nicola Brauzi in merito alla probabile chiusura dello stabilimento Colacem a Sant’Angelo in Mercole.
“In data 14 giugno si è svolta l'assemblea dei lavoratori dello stabilimento Colacem di Spoleto. dopo l'incontro con la società alla presenza del dott. Angeli il quale hanno annunciato che il sito di Spoleto non rientra più nei loro piani e che andrà alla chiusura , hanno creato una forte preoccupazione per i 25 lavoratori rimasti in forza e per gli altri 70/80 dell'indotto.
Un atteggiamento che riteniamo non rispettoso nei confronti dei lavoratori che in questi ultimi anni dal loro insediamento hanno dato il massimo con lo spirito di avere un futuro e che con questo atto calpesta la loro dignità ed è per questo che chiederemo la riattivazione con urgenza del tavolo congiunto di crisi regionale, chiedendo il blocco di qualsiasi iniziativa unilaterale da parte della società.
L’acquisizione del sito di Spoleto nel 2019 con il fermo del forno e la trasformazione a centro di macinazione e una successiva riorganizzazione dell'organico che è passato dalle 85 unità agli attuali 25 lavoratori il quale doveva essere un percorso per avere un futuro, invece a distanza di 2 anni l’azienda non riesce a garantire l’occupazione per i costi eccessivi non più gestibili.
Solo per inciso vogliamo ricordare che alcuni mesi fa la stessa azienda Colacem ha investito milioni di euro sul sito della Tunisia e della Repubblica Domenicana per un ampliamento della produzione, ma come sempre ci hanno ricordato dall'inizio del loro insediamento (siamo una sola famiglia ) ma visto tali annunci per una chiusura del sito vorremmo capire cosa significa per loro tale affermazione, soprattutto in un territorio dove loro vivono e che dovrebbero aver un occhio di riguardo mettendo in atto qualsiasi procedura o strategia per non effettuare licenziamenti, ma provare a rilanciare con investimenti anche con fondi europei di riconversione del sito, il quale situato nell’area del cratere centro Italia, denominato cantiere della ricostruzione post terremoto del 2016, che sarà uno dei più grandi d’Europa, oltre allo sviluppo e la messa in opera delle infrastrutture e del rilancio del settore delle costruzioni messo in campo dal governo centrale per i prossimi anni.
Venerdì prossimo 18 giugno ci sarà un nuovo incontro con la società per continuare il confronto, ricordando che se tale procedura andasse a definirsi con la chiusura avremo un’altro pezzo di industria di spoleto che ha segnato la storia alla morte, con un ulteriore impoverimento dell’intero territorio. L’assemblea si chiude con una forte presa di coscienza dei lavoratori compatti nel mettere in campo qualsiasi iniziativa a garantire il sito e l’occupazione".
I commenti dei nostri lettori
Concordo ampiamente con il primo commento.
3 anni fa
Il Signor Luigi Cintioli ha suggerito una buona idea! L'esperienza c'è, il personale c'è, i macchinari ci sono e il prodotto è buono e conosciuto. Basta attingere a un po' di buona volontà, organizzarsi e fare una vostra società.
gianni angelini
3 anni fa
Se qualcuno ha in mente ci chiudere COLACEN per poi usare i macchinari per bruciare i rifiuti,SBAGLIA GI GROSSO,
Mauro Felici
3 anni fa
Film già visto,dopo la Minerva,la Pozzi,la Panetto e Petrelli ora anche la Cementeria.Ma cosa credevano questi signori che Colaiacovo veniva a fare beneficenza alla concorrenza avendo lo stabilimento a Gubbio?Ricordiamoci quello che fece Castiglioni con la Pozzi,prese lo stabilimento per togliersi la concorrenza,essendo già propietario della Falch,ma non ci riusci'.Portandolo fino al 2011,quando dopo varie peripezie ed intrallazzi lasciò gli operai e molti fornitori nella disperazione.E dire che questo signore prese pure quaranta miliardi a fondo perduto dallo stato per risanare le sue industrie,ma questi sono gli industriali rampanti,che mettono in cassa integrazione in Italia ed investono all estero dove gli operai hanno un costo dieci volte inferiore
Luigi cintioli
3 anni fa
Perché cari dipendenti e cari dell indotto non fate una vostra società, magari una coop . Il cemento di spoleto non ha rivali , Organizzatevi. Luigi cintioli
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