cultura e spettacolo
Il carcere ancora coinvolto dal Festival
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Il carcere ancora coinvolto dal Festival
Domani (1) e mercoledì (2) il programma del Due Mondi propone lo spettacolo 'Senza Titolo' della compagnia #SIneNOmine
Continua anche nel 2025 il progetto della compagnia #SIneNOmine: martedì 1 e mercoledì 2 alle ore 21.00, all'interno della Casa di Reclusione di Spoleto va in scena lo spettacolo "Senza Titolo". I detenuti sono attori, musicisti, danzatori e tecnici dello spettacolo ideato e diretto da Giorgio Flamini, Anna Flamini, Sara Ragni e Pina Segoni, i movimenti scenici sono realizzati da Laura Bassetta, Mariolina Maconio, Serena Perna e Lorenza Salis, con il Coro AdCANTUS Ensemble Vocale & Corale dell'Acqua Dolce, mentre gli arrangiamenti musicali e la direzione del coro sono di Francesco Corrias. Lo spettacolo nasce da una scrittura condivisa con i detenuti, ispirata e contaminata da citazioni di Giacomo Giardina, Filippo Tommaso Marinetti, Fillia, Sergio Lenci, mentre il testo "Ring" è di Rinnegato, detenuto da 32 anni nelle carceri italiane.
La messa in scena è un'esperienza teatrale che sovverte le convenzioni e trasporta lo spettatore in un "ring linguistico" e mentale, dove realtà e coscienza si sfaldano. Un tribunale visionario in cui i personaggi – Signori Consonante, Signori Vocale e l'enigmatico Signor O – si muovono in uno spazio-tempo deformato, dando vita a un dialogo surreale che mescola ironia, paradossi e riflessioni profonde sulla giustizia. La narrazione approda infine nella dimensione della realtà, dove il protagonista, Cesare, un ex artista ora detenuto, rivendica l'idea che il carcere non sia solo luogo di afflizione, ma anche spazio per ridefinirsi, dove la creatività e l'arte emergono come mezzi per sfidare i limiti della condizione ristretta. Culmine dello spettacolo è il Manifesto del Carcere del Futuro, un atto collettivo che prefigura il carcere non più come spazio punitivo, ma come laboratorio di innovazione culturale e di crescita personale.
La compagnia #SIneNOmine, fondata nel 2012 dall'Associazione Teodelapio, si distingue per il suo approccio radicale e sperimentale ed esplora le potenzialità del teatro nel contesto carcerario. Ogni produzione trasforma il carcere in un atelier creativo dove l'espressione artistica diventa uno strumento di dialogo e confronto.
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